16 aprile 2012

Quando la morte scende in campo ...

Di fronte a tragedie come quella di Morosini si tende a dire che non ci sono parole. E invece l'inquietante frequenza con cui, negli ultimi anni, la morte si è affacciata sui campi sportivi impone di trovarle, le parole. Intanto c'è da dare una risposta all'incredulità che si fa strada di fronte a tanti episodi (alcuni fortunatamente anche non luttuosi, come nel caso di Cassano). E' comprensibile che ci si stupisca di come atleti professionisti supercontrollati restino folgorati sul campo, nell'età della massima efficienza fisica. Ma gli specialisti ci hanno  spiegato da tempo che non tutto può essere svelato dai moltissimi test medici preventivi. Perché molte malformazioni genetiche non affiorano se non in seguito a indagini complicate, sofisticate e, sovente, invasive. Sono lì, nascoste e silenti, fino al momento di deflagrare.
In casi come questi, dunque, la colpa non pare attribuibile a un deficit di prevenzione. Proprio per casi silenti e maligni come questi, dunque, diventa ancora più importante il tema dell'efficacia del pronto intervento di soccorso. E qui s'impone, con urgenza non più procrastinabile, il tema dell'obbligatorietà dell' utilizzazione del defibrillatore in tutti gli impianti sportivi (non solo in serie A e non solo in ambito professionistico). Un apparecchio semplice, poco costoso, attivabile anche da personale non medico, tramite un percorso guidato e ormai contenuto anche in dimensioni portatili. Molti grandi stadi ne sono già forniti (l'emergenza, oltretutto, può riguardare anche uno spettatore). Tutti gli impianti ad ogni livello devono, obbligatoriamente, dotarsene. Non è accettabile che ci si preoccupi, ad esempio, degli standard di illuminazione degli stadi per consentire riprese televisive adeguate, e non ci si preoccupi altrettanto di come salvare la vita di attori e spettatori. Ai calciatori e al loro sindacato, che scioperarono in agosto facendo infuriare mezza Italia per temi opinabili legati al contratto collettivo, vorremmo dire che se scioperassero per un tema così avrebbero invece tutta l'Italia dalla loro parte. La speranza è che l'ennesima tragedia (in campo mondiale) imponga di affrontare subito quella che appare ormai un'emergenza.
C'è stato perfino chi ha contestato la decisione di sospendere tutti i campionati in segno di lutto. Questo è il mondo con cui ci tocca interagire. Le difficoltà che adesso ci saranno per recuperare questa giornata, in una fase cruciale del campionato, ci riportano, indirettamente, al tema della prevenzione. Perché se ogni partita da recuperare rappresenta un problema, in un calendario affollato ai limiti della capienza, è evidente che si gioca troppo. E se si gioca troppo, l'usura e la frequenza di traumi s'intensificano. A livello preventivo, non medico stavolta, ma organizzativo, non è più rinviabile perciò nemmeno la riforma dei campionati. Troppe squadre, troppe partite, troppo stress, troppi infortuni. Morosini non è morto di questo, e le indagini s'incaricheranno di stabilire la natura del male che l'ha ucciso. Ma impostare stagioni agonistiche che non siano "tirate" al limite della sopportazione diventa un dovere. Almeno per sgombrare il campo e la coscienza da ogni possibile rimorso.

13 aprile 2012

Il venerdì del libro - Macaronì di F. Guccini e L. Macchiavelli

Macaronì” è il primo dei romanzi che compongono la trilogia legata alle investigazioni del maresciallo Santovito, a cui appartengono “Un Disco dei Platters” e “Questo Sangue che Impasta la Terra”, questi ultimi ambientati rispettivamente nell’Italia (Emilia) degli anni Sessanta e Settanta.

Con questo libro il cantautore Francesco Guccini ha esordito a quattro mani con Loriano Macchiavelli nella letteratura noir; Macaronì è una storia che si potrebbe definire poliziesca ma, in realtà, è molto di più, vi è tutto un mondo nel piccolo paese dell'Appennino emiliano in cui è ambientato.
In questo paesino assistiamo a un succedersi di morti misteriose che nel 1938-39 lasciano oltremodo perplesso un simpatico maresciallo piovuto da un paesino della lontana Campania in un villaggio non meno abbandonato da Dio dell'Appennino tosco-emiliano: un parroco scivola nel fiume in circostanze poco chiare; poco dopo saranno un personaggio dal passato incerto, soprannominato il Francese, e l'anarchico Guidotti Libero a fare analogamente una bruttissima fine, mentre i loro diffidenti compaesani si guardano bene dal condividere con il maresciallo Santovito tutto quel che sanno sui rancori che si sono accumulati nel tempo su tutte le famiglie del luogo, da quella della misteriosa contessa che vive nella sua villa in una sorta di clausura, a quella ormai dispersa del proletario ribelle Prosperi Gaetano, assassinato dai carabinieri sotto gli occhi del figlio bambino.
Taciuto e dissimulato da tutti, per diversi motivi, il passato verrà a galla ugualmente: ed è proprio nella ricostruzione che lo riporta in vita che Macchiavelli e Guccini si spostano dal terreno del giallo a quello di un convincente affresco storico-sociale, in cui pesa sui destini individuali un destino collettivo carico di ingiustizia e di sofferenza, quello degli italiani (chiamati prima "macaronì", poi "ritals") emigrati in Francia nella seconda metà dell'Ottocento e sottoposti ad angherie e persecuzioni d'ogni genere. Macaronì ha proprio un gusto antico, non saprei come spiegare meglio il concetto...
Sono splendide le descrizioni dei personaggi e di alcuni interni (la trattoria del paese). Il ritmo del libro è incalzante e ti porta, in pochissimo tempo, diritto alla fine.
La trama è un puzzle che si compone piano piano, che si lascia assaporare e, intanto, appassiona il lettore.

6 aprile 2012

Giuseppe Giacobazzi - Apocalypse

Venerdì scorso sono stata insieme al mio maritino al Teatro Galleria di Legnano per il nuovo spettacolo di Giuseppe Giacobazzi.
Avete presente di chi si tratta?
Lo spassoso comico romagnolo che spopola a Zelig
Non sembra un po’ Lupin? Il fisico dinoccolato, alto, magro, occhi grandi e un’espressione assurda sul volto.
Nel suo spettacolo fa un'analisi tragicomica di come siano cambiati i tempi da quando lui (oggi 49enne) era un ragazzo.
Poi varia dai reality show ai telegiornali, alla Tv spazzatura , dalla pubblicità alle mode del momento.
Alla fine Giuseppe Giacobazzi fa «outing»: «Inutile nascondersi dietro a un dito: le donne sono più forti di noi»; («L’uomo, essere semplicissimo, la donna intelligente e complicata, entità diversissime. Noi, contro le leggi di natura, ci sposiamo…»),
Fantastica anche l'ironica descrizione dello stereotipo del quarantenne che deve essere perennemente giovane.
Risate incontenibili e riflessioni amare (per ben 2 ore e mezza): tutto questo è Apocalypse.
Se ne avete l'opportunità, non fatevi scappare l'occasione di assistere a questo spassoso spettacolo.

Il venerdì del libro: Emma di Jane Austen

"Emma" è forse il più grande capolavoro di Jane Austen. Emma Woodhouse (la protagonista del romanzo), è una giovane ricca, bella ed intelligente, viziata dalla troppa ammirazione degli altri e dal troppo affetto. Emma è vanitosa, fiera di se stessa nel suo mondo ovattato, fatto solo di balli, pettegolezzi e banalità, tanto da apparire cieca, non obiettiva, incapace di vedere la realtà così come è. Talmente è piena di se stessa ed indipendente, da credere di "non aver bisogno di un marito" e spendere la sua vita cercando di combinare matrimoni degli altri. Ma in questo suo intento e nelle avventure che ne derivano, Emma inizia il suo graduale sviluppo di consapevolezza e crescita interiore. Quando finalmente abbandonerà la sua vanità e sentimento "snob", sarà capace di innamorarsi, riconoscendo i suoi errori ed imparando ad accettare gli altri.
All'inizio Emma Woodhouse, mi sembrava presuntuosa, con quel suo volere a tutti costi ergersi a paladina dell'amore che sfocia con un "matrimonio sicuro e vantaggioso". Bravissima la Austen a metterne in evidenza, man mano che la lettura scorre, tutti i suoi difetti, a metterne in ridicolo la presunzione, con la voce di Mr Knightley, ovvero la "coscienza" di Emma. Molto bello questo scoprirsi fragile, nonché donna incapace di arrivare alla meta prefissata, senza guardare in faccia alla realtà. Emma infine si scoprirà una creatura dotata di umiltà, umiltà che trova il suo coronamento, nell'amore per George Knightley, che ai suoi occhi è stato l'amico per una vita intera, e che alla fine invece Emma riscopre nella sua autenticità di uomo nobile di sentimenti, affascinante compagno della vita, capace di andare oltre lo stesso amore per Emma, fino ad accettare la convivenza con il padre di lei, pur di averla in sposa.
Molto molto bello questo libro che consiglio a tutti. Del libro esiste anche la versione cinematografica con Emma interpretata da Gwyneth Paltrow.