28 settembre 2012

Il venerdì del libro - La ragazza con l'orecchino di perla di T. Chevalier

La ragazza con l’orecchino di perla è una storia delicatissima e commovente che ha per protagonista una giovanetta straordinaria, nascosta nei panni di una popolana qualunque.
La storia è ambientata a Delft, Olanda, nel XVII secolo. Griet ha sedici anni e deve andare a servizio presso la famiglia di un pittore per poter mantenere i genitori e la sorella. La cosa si preannuncia difficile e dolorosa, ma nello stesso tempo qualcosa sta per segnare il suo destino: i due coniugi che le daranno lavoro infatti sono il famoso pittore Johannes Vermeer e la moglie, che vengono a casa sua per incontrarla mentre lei sta preparando il pranzo in cucina. All’artista basta un’occhiata al vassoio in cui Griet ha sistemato le verdure, disposte per sfumature di colore, per capire che ha davanti un personaggio ricco e profondo. La ragazza dovrà sopravvivere al duro lavoro e, soprattutto, alle invidie sia delle altre persone a servizio con lei sia della signora padrona; nemmeno le figlie dei due signori le renderanno la vita facile, accanendosi contro di lei senza sapere perché. Ma è il lettore a capirne il motivo.
Griet non è ambiziosa, non cerca il consenso di nessuno, fa di tutto anzi per rimanere in silenzio e nell’ombra. Ma ha una grande personalità ed un intuito artistico straordinario, per cui il solo fatto di esistere con il suo mondo di emozioni e osservazioni, la porta a essere una figura scomoda a misteriosamente affascinante. Chiunque al suo posto correrebbe il rischio di lasciarsi lusingare e tentare di chiedere maggiori attenzioni e diritti, ma lei non lo fa e per questo nessuno la può accusare di nulla. Perfino quando capisce chiaramente che il pittore ha per lei un’ammirazione quasi reverenziale, non perde mai di vista la sua realtà e le sue reali possibilità. Lei è una popolana e tale rimane, non ambisce a titoli o a riconoscimenti, ma solo a conoscere le reali sfumature del proprio mondo interiore. La tempesta di emozioni che turbina intorno a lei allora riesce a turbarla, ma non a travolgerla e, mentre le altre persone coinvolte arrivano a logorare i rapporti, lei esce vittoriosa come un’eroina e rimane tale anche quando è convinta di essere fuori dai giochi di quella casa.

14 settembre 2012

Il venerdì del libro - Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti

La storia si svolge ad Ischiano Scalo, un piccolo paesino arroccato dove c'è uno di tutto (come in ogni paese che si rispetti): un bar, un giornalaio, una chiesa, un matto del paese (sicuro ci sta, mi gioco quello che volete, una scuola, una volante della polizia ... ed un intreccio di conoscenze e passioni creato alla perfezione.
E' la storia senza lieto fine di Pietro, figlio “caratteriale” di genitori squallidi e sperduti, ragazzino timido e perseguitato dai compagni teppistelli, il cui destino s’incrocia e si compenetra tragicamente con quello di Graziano Biglia, playboy e frikettone fallito, destinato, per estrema coerenza al proprio personaggio caricaturale, a perdere l’ultima possibilità di redenzione, incarnata dalla professoressa Palmieri, unica ad averlo amato e accettato in tutta la sua desolante spontaneità. Storie di ordinaria periferia, d’amore asfittico e spoetizzato, d’orrore maleodorante e bestiale. La narrazione risulta ben congeniata e avvincente e l’assoluta “assenza di messaggio” al lettore non implica la superficialità dell’intreccio e non esclude l’acutezza dello studio dei caratteri.

13 settembre 2012

Trent'anni senza Grace

Un incidente in auto la sera del 13 settembre 1982 mette la parola fine alla favola della principessa che ha incantato il mondo. E trasformato il Principato di Monaco nel regno più glamour del '900. Grace Kelly sta percorrendo con la figlia minore Stephanie la strada per Turbia, poco lontano dal Principato di Monaco. Contrariamente al solito, invece di farsi accompagnare dall'autista ha deciso di guidare personalmente la sua Rover verde metallizzata. Proprio quando sta per affrontare la curva chiamata "gomito del Diavolo" un malore le fa perdere il controllo dell'auto. All'arrivo dei soccorsi, la principessa è già in coma, mentre Stephanie, sotto choc, riporta solo lievi ferite. All'ospedalele riscontano due emorragie cerebrali: la prima lieve, la seconda fatale. Grace muore quella sera stessa, alle 22.15. L'annuncio ufficiale viene dato poi il giorno dopo, il 14 settembre.
Che cosa resta di Grace, trent'anni dopo? Moltissimo.
La Kelly, borsa icona di stile evergreen (firmato Hermès), e lo charme inimitabile della diva dagli “occhi di acquamarina” come notarono a Hollywood, tanto per cominciare. Grace, nata nell'anno del grande crack di Wall Street, il 1929, dopo una fulminea carriera di attrice che le aveva regalato anche un Oscar, aveva sposato il principe Ranieri di Monaco. E la favola della ragazza per bene, nata da una famiglia di irlandesi tenaci, cocciuti e desiderosi di costruirsi un futuro solido e prospero sotto la bandiera a stelle e strisce, divenne così la favola rosa della prima principessa glamour, mediatica. Già, prima di Diana c'è stata lei, Grace. E prima di Rania, Letizia e Kate, c'è stata ancora lei. È vero che Grace ha lasciato il suo profumo di donna-regina di stile. I suoi tailleur color pastello, i suoi abiti da sera sontuosi come quelli di una regina e al tempo stesso soavi come quelli di una fata. La moda di acconciare i capelli biondi con morbide onde ad accarezzare la nuca e poi quella del taglio artichocke, alla lettera come un carciofo.
Ma più di ogni altra cosa Grace ha lasciato un modo nuovo di intendere il suo ruolo principesco. Così come un secolo prima a Londra, il principe Alberto adorato sposo della giovane regina Vittoria, era riuscito a reinventare il ruolo di principe consorte, dedicandosi con passione alla promozione delle arti e impegnandosi per uno slancio culturale dell'Impero britannico, così la bionda Grace riuscì a delineare un ruolo del tutto inedito per le principesse del Novecento. Un modello vincente ancora adesso che abbiamo abbondantemente passato la boa degli anni Dieci del Duemila. Prima di Grace una vita a palazzo era una girandola di balli, ricevimenti e battesimi (degli eredi). E poco altro. Dopo di lei nulla sarebbe più stato come prima. Grace era cresciuta in una famiglia troppo determinata e impegnata (il padre già campione sportivo fu poi un grande costruttore animato da una forte passione politica per il partito democratico) per accettare un ruolo da bella statuina. E poco altro. Così negli anni che visse alla Rocca di Monaco, dal piccolo studio in cima alla torre del palazzo che è stato poi ereditato dal figlio Alberto, ha seguito con passione e indirizzato con determinazione, la vita politica e amministrativa del piccolo regno.
“Mio padre (Ranieri) le chiedeva sempre consiglio”, ha detto il figlio Alberto, “perché lei era sensibilità e buon senso”. Così ci fu lei, con la sua abilità diplomatica e il suo intuito politico, dietro alla soluzione della pesantissima crisi del 1962 quando la Francia del generale De Gaulle preoccupata dalla fuga di patrimoni verso i confini a fiscalità “dolce” del Principato, cinse Monaco in una sorta di cintura di sicurezza che in pochi mesi rischiò di mettere in ginocchio il turismo e tutto il suo indotto economico del Principato. Sarà la storia che racconterà il film hollywoodiano per il quale è stata scelta Nicole Kidman a vestire i panni di Grace. Un film low cost (come il Discorso del re con Colin Firth), ma che promette di accendere nuovamente in riflettori su quest'icona senza tempo. E la battaglia con De Gaulle non fu l'unica dimostrazione dei nervi d'acciaio, del fiuto politico e dell'abilità negoziale di una donna che a Hollywood avevano imparato a rispettare conquistati dall'aplomb regale che sapeva trasmettere. Fu merito ancora di Grace, se anche il duello di Ranieri con Aristotele Onassis che sognava di scalare la Societé des bains de mer (la cassaforte turistica del principato), si risolse con la vittoria del principe.
Che cosa resta insomma di Grace tre decenni dopo quel maledetto 13 settembre 1982 quando la sua auto rotolò giù dalle alture di Roc Agel (la tenuta di campagna dei Grimaldi)? I suoi funerali furono seguiti da 100 milioni di telespettatori in tutto il mondo, un lutto corale che si spiega soltanto con l'irresistibile seduzione mediatica che riuscì a esercitare. Una prova? Persino l'algido premier Mario Monti, ha confessato un debole per la bionda Grace. Trent'anni dopo resta insomma molto di più del suo sorriso, della sua bellezza soave e delicata. Resta l'impronta indelebile di una principessa contemporanea. La prima, il prototipo. Ancora inimitabile. Diana, Rania, Letizia, Kate e Charlène (la nuova princesse de Monaco) per ora sono solo buone imitazioni.









4 settembre 2012

10 e lode ai tifosi dell'Inter!


Domenica sera allo stadio Meazza hanno esposto uno striscione: “Zeman, icona del calcio pulito”.
Hanno fatto pensare.
Intanto, è un forte segnale in controtendenza fare un complimento pubblico, prima della gara, all’allenatore della squadra avversaria.
In un ambiente pieno di retorica e di simboli antagonisti, si tratta di un precedente molto importante.
Ma non è il buonismo cavalleresco che colpisce. E neppure la sottintesa polemica contro gli ambienti bianconeri , avversari comuni.
Piuttosto la riflessione è in quel desiderio espresso con semplicità di “calcio pulito”. Calcio, ma anche politica, economia società, perfino aria. Il popolo non ne può più e cerca esempi di un mondo più pulito. Bisogna ascoltare e riflettere. Se in uno stadio si arriva alla rappresentazione di un sentimento tanto semplice quanto efficace, vuol dire che la retorica e la demagogia sono ampiamente superate.
Vuol dire che chi governa, dirige, chi ha una qualunque responsabilità, deve fare attenzione al giudizio degli altri. Il calcio pulito è una metafora. La stragrande maggioranza degli italiani, stanca di come vanno le cose, vogliono lealtà e trasparenza nella partita della vita quotidiana. Senza trucchi e privilegi.