23 marzo 2012

Il venerdì del libro: Il Grande Sbadiglio

È sera. Lo zoo è chiuso. Tutti gli animali si rilassano dopo la lunga giornata di lavoro e... cominciano a sbadigliare.  La prima è la tigre, ma si sa: lo sbadiglio è contagioso!
E ben presto l'epidemia si diffonde in tutto lo zoo: cigni, coccodrilli, giraffe - nessuno può resistere, nemmeno chi legge!
Quando alla fine i personaggi della storia si arrenderanno al sonno, potete stare certi che... non saranno gli unici!
Una buffa storia in rima per andare a dormire, tra uno sbadiglio e l'altro... con il sorriso sulle labbra!
Le rime divertenti, i buffi personaggi, le forme e i colori morbidi delle illustrazioni fanno di questo libro una lettura perfetta per accompagnare alla nanna anche i bambini più vivaci.

La cosa più bella è che ogni volta che mi metto a leggerla a FedeCiuffo mi metto a sbadigliare inesorabilmente ogni volta che leggo la parola SBADIGLIO.
SBALORDITIVO.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di http://www.homemademamma.com/

Il grande sbadiglio, di Monika Spang e Sonja Bougaeva

20 marzo 2012

Sono imperdonabile ma ieri non sono riuscita a trovare un attimo per scrivere un pensiero per il mio papi che non c'è più ... ormai da troppi anni!!!
anche sei in ritardo è proprio quello che ho nel cuore ...

Mi hai insegnato a combattere, a credere e amare.
Mi hai reso la persona che sono, mi hai resa forte e indipendente, ma non ho ancora imparato a vivere senza te.
Ti voglio bene papà, auguri.

19 marzo 2012

Marrakesh - La città delle cicogne

Visto che la primavera si avvicina vi riporto il diario di un nostro viaggio ... un weekend lungo trascorso a Marrakech! chissà che non sia di stimolo per qualche viaggiatore alla ricerca di mete vicine geograficamente ma così lontane da Milano per tutto il resto.
1° GIORNO - 20 febbraio 2009 ed è dall'alto ... Che vedo per la prima volta la terra marocchina: non mi aspettavo assolutamente che fosse così verde e lussureggiante e quindi ancora prima di arrivare Marrakech mi ha già sorpresa. Il contrasto tra il verde delle pianure sottostanti e il bianco della neve sulle montagne dell'Atlante che fanno da contorno è bellissimo!!!! Appena arrivati ci imbattiamo subito nella proverbiale lentezza africana. Si forma una coda indicibile ai banchi del controllo passaporti e dopo un bel po' di attesa riusciamo ad uscire dall'aeroporto.
La selva dei taxisti che si sbraccia per caricarci è veramente pittoresca. Dopo "un'estenuante trattativa" (che ovviamente lascio nelle mani di Rob per la sua padronanza della lingua francese ma soprattutto per la sua abilità contrattuale!) riusciamo a prendere un taxi e durante il percorso verso il centro rischiamo un numero incredibile di tamponamenti ... Ma come guidano sti marocchini???? Il conducente tenta di contrattare una "soprattassa" per averci trasportato anche la valigia ... siamo proprio in un altro mondo! alla fine ci scarica nella piazzola di una stazione di servizio, non lontano dalla piazza Jemaa el Fna e ci da delle indicazioni (abbastanza approssimative) per raggiungere il nostro riad. Mi sa che ne vedremo delle belle ... Prima di lasciarci però ci stringe la mano e ci da il suo benvenuto.
E che l'avventura abbia inizio.
Percorriamo poco più di 200 metri e alla prima richiesta di informazioni, arriva un ometto dall'abbigliamento alquanto folcloristico che si offre di accompagnarci. E così seguiamo il nostro "faro illuminante" che ovviamente ci fa percorrere non so quanti km a piedi per le strade trafficatissime della medina e sotto il caldo che si sta facendo pressante e ci porta NEL LUOGO SBAGLIATO! Ossia la via è esatta ma è in un altro quartiere ... ARGH!!!!!!!! Senza perderci d'animo ci rimettiamo in marcia e dopo vario peregrinare riusciamo a raggiungere il Riad des Droles ... Che non avremmo mai trovato in quanto non ci sono indicazioni nemmeno fuori dal portone.
Vi lascio solo immaginare la faccia di Rob che in tutto questo si trasportava la valigia sulle spalle ...
Il nostro amico pretenderebbe anche di essere pagato ... Ma noi siamo irremovibili! Ci ha fatto fare un giro inutile mentre dal punto in cui l'abbiamo incontrato ci avremmo impiegato non più di 10 minuti a raggiungere il Riad ... Eh vabbè dai ... Abbiamo capito perfettamente che ci conviene orientarci da soli! Per fortuna il Riad è molto molto carino. Ad accoglierci c'è una ragazza marocchina che si occupa della cucina e delle pulizie e fa le veci della padrona che attualmente è fuori ... Ci fa accomodare su un divanetto nel giardino e ci offre un fantastico the alla menta. Oltre ad essere dissetante ha un profumo che non dimenticherò mai!!!! Dopo il the ci da la nostra camera e così dopo esserci sistemati e cambiati (visto il nostro abbigliamento un po' troppo invernale!) partiamo alla scoperta della città. Si parte ... Appena usciti dal riad ci avvolgono i rumori e i profumi della città ... Ma il bello deve ancora venire. All'uscita dalla vietta incontriamo una delle arterie principali che porta alla Piazza Jemaa el Fna e ci troviamo in mezzo a una moltitudine di persone, biciclette, motorini, carretti. Riuscire ad attraversare la strada ma anche solo riuscire ad immettersi nella "corrente" si rivela una vera e propria impresa. Dopo solo 5 minuti ci troviamo davanti allo spazio sconfinato del cuore pulsante di Marrakech ... E malediciamo ancora di più il nostro accompagnatore di questa mattina!!!! La piazza è davvero immensa anche se (per ora) scarsamente popolata ... Visto che siamo in piedi dall'alba andiamo subito alla ricerca di un ristorante. Il primo tentativo non ci va benissimo infatti il cameriere di uno dei ristoranti con terrazza sulla piazza ci dice che non servono da mangiare ... A pranzo? in un ristorante???? Vabbè ... Non ci facciamo troppe domande e ci trasferiamo in un altro dei ristoranti della piazza e ci accomodiamo sui tavolini al sole
Il primo assaggio della cucina marocchina è spettacolare: Cous Cous buonissimo e caffè nero!!!! Mangiamo sotto lo sguardo divertito dei nostri vicini di tavolo, che nonostante le chiare origini arabe non sanno cosa ordinare e si fanno consigliare da noi! Alla fine tutti sono soddisfatti.
Ad allietare il pranzo uno spettacolino abbastanza improvvisato di alcuni ragazzini che fanno gli acrobati! Pazzeschi.
Dopo pranzo ci dirigiamo a nord della piazza e ci addentriamo nel suq: una serie di mercati coperti che si articola in viuzze e piazzette tutte collegate tra di loro. I mercati, brulicanti di gente, saturi di odori e di colori sono un vero spettacolo per tutti i sensi: merci di ogni genere e tipo, pile incredibili di frutta fresca, colorate bottigliette di essenze, carni esposte all'aperto, urla, richiami, canti, rumori di martello, carretti trainati da cavalli, miriadi di motorette e biciclette, persone di corsa, persone sedute, donne ricoperte dalla testa ai piedi che offrono tatuaggi all'henné... Impossibile resistere al fascino di tutto questo! Superato il suq arriviamo al Museo di Marrakech, un bellissimo palazzo moresco che ospita mostre di arte moderna ed è un chiaro esempio dell'architettura tradizionale marocchina. Il palazzo ha un bellissimo cortile interno e nella parte centrale delle bellissime fontane di marmo.
Il biglietto acquistato al Museo di Marrakech ci da la possibilità di visitare altri due monumenti. La moschea almoravide che per la verità non è così interessante e la Medersa Ben Youssef. La medersa è particolarmente interessante: si svolge attorno ad una corte centrale e la costruzione comprende numerose stanzette per gli studenti che vi abitavano e vi studiavano il Corano. Il cortile centrale è contornato su due lati da gallerie, sopra le quali si aprono le finestre delle cellette degli studenti. Meravigliose decorazioni artistiche e intagli su pannelli di legno sono visibili tutto attorno al cortile e sopra le gallerie. Mi ha ricordato molto l'Alhambra di Granada. Alla fine della visita e dopo la lunga passeggiata ci dirigiamo verso il Riad e dopo un meraviglioso te ristoratore ci prepariamo per la cena! Dopo una doccia ristoratrice siamo pronti per immergerci nelle notti marocchine e così torniamo in Piazza Djemaa el-Fna: l'indiscusso e vitale centro di Marrakech. La grande piazza al centro della Medina è un po' il simbolo assoluto di Marrakech, ed è anche patrimonio dell'Unesco! Quando il sole cala Djemaa el-Fna si riempie rapidamente di... Qualsiasi cosa! Incantatori di serpenti, "odalische" roteanti e vestitissime, suonatori di strumenti, giocolieri ed abili disegnatrici di tatuaggi all'henné, tutti concentrati a catturare lo sguardo (ed i dirham) del turista di passaggio.
Ma anche imbonitori con miracolosi unguenti, anziani cantastorie, lunghi banchi di frutta (spremuta al momento), trafficoni di ogni genere, ... Ed i "ristoranti mobili".
Arrivano veloci all'imbrunire, montano lunghissime tavolate riempite di ogni ben di Dio, e cominciano a cucinare. La piazza si riempie ben presto del fumo della cottura, e la qualità del cibo è ottima! Mangiare qui ha un costo irrisorio.
Ovviamente il servizio è molto spartano, e il tutto è appoggiato su improvvisate tovagliette di carta ... E quando il cameriere distratto mi rovescia l'acqua sul giubbotto e tenta di assorbirla con la stessa spugna con cui ha appena finito di pulire il tavolo ... Cosa ci resta da fare? Scoppiare a ridere e rifiutare gentilmente ... Il banchetto in cui c'è più fila, ma dove peraltro non ci sono turisti è quello che cucina le teste di capra ... Pare che sia un cibo prelibatissimo per i marocchini. Noi nonostante tutto non siamo così arditi e la nostra sperimentazione della cucina marocchina si ferma alle cose più tradizionali
Prima di tornare al riad ci facciamo un giro per la piazza e per le viette del suq ... Poi stanchi dalle fatiche della giornata e dalla levataccia mattutina ce ne andiamoa dormire.
Le viuzze della medina sono abbastanza buie per cui vi consiglio di portarvi una pila!
2° GIORNO - 21 FEBBRAIO 2009 Stamattina ci alziamo di buon ora e devo dire che la colazione marocchina è fantastica!!!!! dimentichiamo ben presto brioche e cappuccino e ci lasciamo affascinare da the, pane croccante da accompagnare con marmellate saporitissime e burro di capra ma il top sono le "piadine dolci" (come le chiamavo io!) da accompagnare con tutto ciò che c'è in tavola!!! SLURP .. Che bontà.
E via ... Si riparte. Dopo le spiegazioni (peraltro ben confuse!) della nostra padrona di casa riusciamo a trovare il Palais de la Bahia. È un palazzo molto grande e ben tenuto e i colori sono esaltati dal limpidissimo cielo azzurro!!! che caldo pazzesco. E' comunque molto bello, con moltissimi giardini interni, fontane, cortili e stanze, zone nascoste e ingressi multipli. Il percorso di visita è segnalato da alcune frecce che rendono "inutile" affittare una guida per la visita. É sufficiente una normale guida della città. Ancora oggi una parte della struttura è abitata dalla famiglia reale e non è accessibile. Altrettanto bella la vegetazione che circonda il palazzo. Ci sono alberi di arance piene di frutti in ogni dove ... Riesco a stento a frenare Rob che vorrebbe mangiarsene qualcuna ...
Percorrendo la strada che da Palais de la Bahia va verso il Palais el-Badi incontriamo Place de Ferblantiers, una piazzetta caratteristica interamente circondata da botteghe dove viene lavorato il ferro battuto. Ovviamente i camerieri degli unici ristoranti della piazza si sbracciano (arrivando a litigare tra di loro) per farci sedere a mangiare e noi ci lasciamo facilmente convincere e assaggiamo la Tajine un piatto di carne e verdure servito in un tipico contenitore di terracotta: buonissimo! in attesa dell'apertura del Palais el-Badi ci gustiamo una partitona di calcio tra i campioncini del luogo che giocano sotto il sole cocente indossando dei pile ... Noi sudiamo alla sola vista di loro che corrono ... Ovviamente decidono di costruire le porte con le panchine su cui noi siamo seduti e quindi ci spostiamo sui lati per gustarci il sole e lo spettacolo.
Arriva l'ora di visitare il Palais el-Badi che doveva essere veramente molto bello prima prima di essere cannibalizzato dai predoni e utilizzato come "cava" di materiale edile. Tutto quello che ne rimane è una grandissima piazza circondata da mura cadenti, con al centro un aranceto incassato ed alcune vasche d'acqua, ma dalle dimensioni ancora si può immaginare lo splendore originale. Suggestiva la terrazza da cui si può godere una vista a 360° su Marrakech e un numero impressionante di cicogne che hanno i loro nudi proprio sulle mura che circondano il palazzo. All'uscita dal Palazzo seguiamo le mura che si snodano attraverso la Kasbah e arriviamo al Palazzo Reale. Immensi vialoni, fiancheggiati da lussureggianti giardini ci conducono all'entrata del Palazzo Reale, piantonato da guardie in uniforme che non esitano a rincorrere le persone che "sbadatamente" scattano delle foto del palazzo. Dopo aver percorso buona parte delle mura ci addentriamo nuovamente nelle viette della Kasbah e un anziano signore esce dalla sua porta e ci dice che "è veramente una disdetta che non si possa visitare il palazzo" ... Sono proprio folcloristici gli abitanti di Marrakech
Dal dedalo di viuzze riusciamo a raggiungere le Tombee dei Saaditi. Al contrario di El-Badi, il sito è intatto ... Che i predoni fossero superstiziosi verso i cimiteri? Il giardino interno, un po' "selvaggio", è facilmente riconoscibile come cimitero, e ci si trova a camminare in mezzo alle lapidi dei saaditi: tombe dalla forma stranissima interamente ricoperte da mosaici coloratissimi.
La parte più interessante è sicuramente rappresentata dalla stanza delle colonne di marmo (italiano !!!) dove si trova la tomba di Al-Mansour. All'uscita dalle tombe saadite riesco a scattare una foto (da rapina) di un venditore d'acqua, vestito con il suo abito caratteristico. Ovviamente mi sgama ... Ma riusciamo a non "pagarlo" per essere stato immortalato dal mio obiettivo!!! Sulla via del ritorno ci "riperdiamo" nelle vie della Kasbah e ci avventuriamo volutamente anche fino alla Mellah, l'antico ghetto ebraico. Oggi il quartiere è interamente abitato dai musulmani ed è piuttosto fatiscente ... Dopo qualche minuto facciamo retromarcia e ritorniamo verso il Riad per una strada che ci sembra più sicura. Ed eccoci pronti per la seconda serata a Marrakech. Ormai siamo dei veterani delle bancarelle e ci addentriamo tra i ristoranti ... Dovunque ci sediamo, mangiamo benissimo. e dopo cena ci concediamo un bel te alla menta sulla terrazza del famoso Caffè France, con vista spettacolare sulla piazza brulicante di persone. Un altro giorno meraviglioso trascorto nella Ville Rouge ...
3° GIORNO - 22 FEBBRAIO 2009 Ed eccoci purtroppo arrivati all'ultimo giorno in questa meravigliosa città! Il cielo è di un azzurro incredibile e il sole caldissimo ... Abbiamo anche assunto un colorito che si allontana molto dal solito giallo milano!!!! appena usciti dal riad ci dirigiamo a sud della piazza Jemaa el Fna, dove si erge imponente il minareto della Koutoubia di Marrakech. Con un altezza di circa 70 m supera di gran lunga tutti gli altri minareti della città. É molto bella ma, come ogni altra moschea, non è visitabile dai non musulmani, ed è un vero peccato: dall'alto dei suoi minareti si godrebbe sicuramente di un panorama incredibile. Purtroppo ci dobbiamo accontentare di vedere l'esterno e di sederci sulle panchine nella piazza antistante. Sulla strada che conduce alla Koutoubia stazionano i calessini per fare il giro della città e i vetturini si sbracciano per convincerci a salire ... Ci accordiamo con il guidatore n. 68 che a prezzo stracciato ci "vende" il giro delle mura per questa sera ... Siamo sempre più immersi nel clima della contrattazione araba! Proseguiamo il nostro giro alla volta del Suq: oggi giorno di grandi acquisti ...
Abbiamo comprato di tutto e di più. Il bello dell'acquisto è la contrattazione e soprattutto il fatto che il venditore da cui acquisti ti chiede di cos'altro hai bisogno e ti accompagna personalmente nel "negozio" in cui vendono quello che desideri, ovviamente gestito da un parente o da un amico, che altrettanto ovviamente vende i prodotti migliori di tutta Marrakech! SONO MITICI!!!!!! Dopo pranzo non possiamo farci mancare l'ultima sensazionale esperienza ... L'Hammam. Abbiamo visto su internet molti commenti positivi riguardo l'Hammam Ziani e quindi ci dirigiamo spediti alla ricerca, peraltro semplice in quanto è proprio sulla via del Palais Bahia!!! Per i visitatori occidentali entrare per la prima volta in un Hammam può essere un’esperienza forte; c’è il rischio che non ci si senta a proprio agio, non si sappia come comportarsi e che ci si possa imbarazzare di fronte alle nudità di persone estranee. Nonostante per i musulmani sia molto meno facile, rispetto a noi occidentali, mostrare anche piccole parti del proprio corpo in pubblico, negli hammam diventa per loro una pratica naturale. Vi consiglio comunque di provarlo, è l’equivalente di una nostra spa benessere all’interno della Medina, un po’ folcloristico in cui potrete regalarvi momenti di relax con bagno turco, massaggi e docce calde. E se non si sa come comportarsi basta cercare di osservare cosa fanno gli altri: esattamente come ho fatto io. La divisione tra uomini e donne è ovvia ... Appena entrata c'è una simpatica ragazza marocchina che mi accompagna negli spogliatoi e mi consegna tutta la dotazione dell'Hammam (costume di carta, teli per asciugarsi, ciabattine ecc.) e cerca invano (dato che io non parlo una parola di francese e lei non una di inglese) di spiegarmi cosa fare. A un certo punto si arrende e mi accompagna nella sala del bagno turco dove vengo avvolta da un vapore incredibile ... E rimango SOLA! il tempo scorre e non arriva nessuno ... Al che la mente comincia a viaggiare e io mi vedo in qualche harem in mezzo al deserto in un villaggio beduino ... poi per fortuna arrivano due ragazze francesi ma di origini tunisine che per fortuna parlano in inglese e mi spiegano un po' come funziona ... Facciamo conversazione e devo dire che è stato molto piacevole trascorrere questa mezzora a vaporizzarci chiacchierando di milano e parigi ... :-) poi arriva la ragazza che si occuperà di me che mi fa sdraiare su un lettino e incomincia il gommage, poi mi rimanda a fare una doccia calda e inizia a farmi un massaggio rilassante con olio, dopodichè inizia ad insaponarmi e a farmi uno shampoo ... Direi che è un'esperienza veramente unica. Non ve la lasciate scappare! Dopo un'oretta circa è tutto finito: dopo la doccia mi rivesto e la ragazza che mi aveva introdotto nell'hammam che all'entrata non sapeva una parola in inglese mi chiede in perfetto English se le lascio la mancia ... INCREDIBILE VERO??? dopo essermi rivestita mi accompagna in salotto dove ritrovo le altre ragazze e ci viene servito il tè alla menta e ci viene data la possibilità di asciugarci i capelli ... Io sono anche riuscita a fondergli un phon ... Però non ditelo a nessuno!!! prima di rientrare al riad torniamo dal nostro vetturino n. 68 (che non è stato facile ritrovare) e andiamo a farci il giro in calesse. So che può sembrare la tipica cosa da turisti ... Ma è molto affascinante e caratteristico. Ve lo consiglio!! Percorriamo le viette della medina fino a raggiungere le mura, e alla luce del tramonto capiamo perfettamente perchè Marrakech viene chiamata la Ville Rouge. Per le strade c'è un traffico bestiale, macchine che scorazzano da ogni parte, autobus stracolmi che scaricano e caricano gente in prossimità della piazza ... Più ci avviciniamo alla Jemaa el Fna e più vediamo gente!!!! alla fine del giro arriviamo in una piazza gremita ... Per la prima volta capisco cosa significa l'espressione "MOLTITUDINE DI PERSONE" di corsa al riad e poi ci prepariamo per l'ultima cena nel più grande ristorante di tutta l'Africa! Anche questa sera abbiamo mangiato benissimo ... E dopo l'ultimo giro prepariamo le borse per il rientro a casa!
 4° GIORNO - 23 FEBBRAIO Il risveglio è all'alba e ancora prima di arrivare in piazza arrivano due taxi che ci vogliono accompagnare all'aeroporto e la focosità marocchina è già ai massimi livelli anche la mattina presto. I due taxisti litigano abbastanza duramente ... E a sedare la lite deve intervenire il mullah della moschea li vicina che sta giocando a carte con gli amici. Siamo proprio in un altro mondo!!!! Il volo parte con un po' di ritardo ... Ma alla fine dobbiamo ripartire ...
E dopo il sole di Marrakech atterriamo nella nebbia di Malpensa ...
Marocco ci manchi già!!!!! AU REVOIR!
Piazza Jemaa el Fna - Marrakesh

16 marzo 2012

Poesia per tutte le mamme (anche se è quasi la festa del papà)

Questo è per le madri che stanno alzate tutta la notte tenendo in braccio i loro bambini ammalati dicendo "è tutto a posto tesoro, la mamma è qui con te". Per quelle che stanno per ore con i loro bambini che piangono in braccio cercando di dare loro conforto.
Questo è per tutte le madri che vanno a lavorare con il rigurgito nei capelli, macchie di latte sulla camicia e pannolini nella loro borsetta.
Per tutte le mamme che riempiono le macchine di bimbi, fanno torte e biscotti e cuciono a mano i costumi di carnevale.
E tutte le madri che NON FANNO queste cose.
Questo è per le madri che danno la luce a bambini che non vedranno mai.
E quelle madri che hanno dato una casa a quei bambini. Per le madri che hanno perso i loro bambini durante quei preziosi 9 mesi e che non potranno mai vederli crescere sulla terra ma un giorno potranno ritrovare in Cielo!
Questo è per le madri che hanno collezioni d'arte di valore inestimabile appesi in cucina.
Per le madri che si sono gelate al freddo alle partite di calcio invece di guardare dal caldo della macchina così quando il bimbo le chiede "Mi hai visto, Mamma?" potranno dire "Certo! Non me lo sarei perso per niente al mondo !" pensandolo veramente.
Questo è per tutte le madri che danno una sculacciata disperatamente ai loro bambini al supermercato quando urlano facendo i capricci per il gelato prima di cena. E per tutte le mamme che invece contano fino a 10.
Questo è per tutte le mamme che si sono sedute con i loro figli per spiegare come nascono i bambini. E per tutte le madri che avrebbero tanto voluto farlo, ma non riescono a trovare le parole.
Questo è per tutte le mamme che fanno la fame per dare da mangiare ai loro figli.
Per tutte le madri che leggono la stessa favola due volte tutte le sere e poi lo rileggono "ancora una volta".
Questo è per tutte le madri che hanno insegnato ai loro bambini di allacciarsi le scarpe prima che iniziassero ad andare a scuola.
E per tutte quelle che hanno invece optato per il velcro.
Questo è per tutte le madri che hanno insegnato ai loro figli maschi a cucinare e alle figlie come si fa a ad aggiustare un rubinetto che perde.
Questo è per tutte le madri che girano la testa automaticamente quando sentono una vocina chiamare "mamma!" in mezzo a una folla, anche se sanno che i loro figli sono a casa - o anche via all'università...
Questo è per tutte le mamme che mandano i loro figli a scuola con il mal di pancia assicurandoli che una volta a scuola staranno meglio, per poi ricevere una chiamata dall'infermeria della scuola chiedendo di venirli a prendere. Subito.
Questa è per tutte le madri di quei ragazzi che prendono la strada sbagliata e non trovano il modo di comunicare con loro.
Questo è per tutte le matrigne che hanno cresciuto i figli di altre madri donando a loro tempo, attenzione e amore.. e che non vengono apprezzate !
Per tutte le madri che si mordono le labbra fino a farle sanguinare quando le loro quattordicenni si tingono i capelli di verde.
Per le madri delle vittime delle sparatorie nelle scuole, e per le madri di chi ha sparato.
Per le mamme dei sopravissuti, e le madri che guardano con orrore la TV abbracciando i loro figli che sono ritornati a casa sani e salvi.
Questo è per tutte le mamme che hanno insegnato ai loro figli di essere pacifisti ed ora pregano per i loro di tornare a casa dalla guerra sani e salvi.
Cos'è a fare una brava Madre ? La pazienza? La compassione? La determinazione? La capacità di allattare, cucinare e ricucire un bottone di una camicia nello stesso momento? O è nel loro cuore ? E' il magone che senti quando vedi tuo figlio o figlia scomparire giù per la strada mentre va a scuola a piedi per la primissima volta? Lo scatto che ti porta dal sonno al risveglio, dal letto alla culla alle 2 di notte per appoggiare una mano sul tuo bambino che dorme ? Il panico che ti viene, anni dopo, sempre alle 2 di notte quando non vedi l'ora di sentire la chiave nella serratura e sapere che è tornato a casa sano e salvo? O sentire il bisogno di correre da dovunque tu sia per abbracciare i tuoi figli quando senti che c'è stato un incidente, un incendio o un bimbo che è morto?
Le emozioni della maternità sono universali, le stesse sono per le giovani madri che barcollano fra i cambi di pannolini e mancanza di sonno... e le madri più mature che imparano a lasciarli andare.
Per le madri che lavorano e quelle che rimangono a casa.
Per le madri single e quelle sposate.
Madri con soldi, madri senza soldi.
Questo è per tutte voi.
Per tutte noi.
Tenete duro.
Alla fine possiamo fare solo del nostro meglio. Dire a loro tutti i giorni che li amiamo.

9 marzo 2012

Il venerdì del libro: L'eredità segreta di Katherine Webb

Nel freddo inverno del 2009, alla morte della nonna, Erica Calcott e sua sorella Beth, entrambe sulla quarantina, ricevono in eredità la magnifica casa di famiglia nello Wiltshire dove, da bambine, trascorrevano le vacanze estive. Quando arriva a Storton Manor, sono sopraffatte dai ricordi dell’infanzia e soprattutto del cugino Henry, la cui improvvisa scomparsa nel nulla tanti anni prima aveva distrutto la famiglia. Erica decide di scoprire finalmente cosa è successo davvero al cugino, così da chiudere i conti con il passato e permettere a sua sorella Beth, da sempre tormentata da questa tragedia, di ritrovare la serenità. A poco a poco emergono segreti inattesi e sconvolgenti che riportano all'inizio del Novecento, quando un'affascinante ereditiera di New York si era trasferita per amore in Oklahoma e aveva dato l'avvio alla storia della loro famiglia.

L’eredità segreta è la storia di tre generazioni di donne: Caroline l’altera bisnonna, incapace di un gesto d’amore nei confronti di chiunque, Meredith l’altezzosa lady Calcott che si trincera dietro le sue proprietà e Beth ed Erica due sorelle dei giorni d’oggi che ereditano la vecchia e decadente proprietà di Storton Manor dopo la morte di Meredith.Ma  tutte nascondono un segreto, un eredità segreta appunto, che di generazione in generazione volente o non è stata tramandata.

Quando Erica e Beth si ritrovano tra le mura polverose e ingrigite della vecchia casa della nonna non hanno la minima idea di cosa farsene, loro che da un sacco di tempo- da quel terribile pomeriggio d’estate in cui Hanry scompare per sempre- non ci hanno più messo piede, si trovano ora a viverci. Non sanno ancora che la loro permanenza e la determinazione di Erica nello scoprire realmente quello che accadde quando loro non erano altro che bambine riporterà alla luce anche una storia vecchia di un secolo prima, una storia di amore interrotto e di  spaventosa solitudine.

Un romanzo che mi ha colpito e mi ha incollato alle pagine;due storie narrate con maestria, che  hanno saputo catturarmi e trasportare lontano, avvincenti e misteriose.
Katherine Webb sa trasportarci tra le praterie americane di inizio novecento allo stesso modo che nella campagna inglese dei giorni d’oggi sempre con eleganza e fascino regalandoci una storia d’amore, odio, gioia e dolore.



Una lettura che raccomando a chi cerca una storia avvincente e ben scritta che affonda le radici nel passato.

5 marzo 2012

Il sogno di diventare una mamma

Ho sempre SAPUTO che sarei diventata mamma.
Scrivevo lettere a mia figlio. Raccoglievo fotografie, ritagli di giornale, poesie. Immaginavo come avremmo giocato con le macchinine, e la sera avremmo sparecchiato il tavolo e avremmo giocato a Monopoli tutti insieme. Sarebbe stato divertente.
E non posso dire, in effetti, dopo 1 anno di maternità, che fare la madre non sia divertente. Per me lo è stato. Passato il periodo peggiore, adesso fare la mamma è divertente. Ma prima…
Prima io non sapevo che avere un figlio fosse una cosa così difficile. Ho preso precauzioni tutta la vita, sono rimasta incinta subito appena ho voluto, pensavo che questo fosse ‘normale’. Pensavo che la gravidanza fosse solo un momento, un io+pancia, una condizione che avrei potuto vivere continuando ad essere me stessa, senza stravolgimenti. Pensavo che il parto sarebbe stato doloroso, ma accettabile. Pensavo che, sì, in fondo lo pensavo: l’hanno fatto milioni di donne, prima di me, lo farò anch’io.
Ed effettivamente nel mio caso è stato così.

Mi sono goduta tutta la parte bella della gravidanza. Mi sono goduta le uscite con le amiche, il corso preparto, lo shopping per preparare il corredino. Mi sono goduta le code preferenziali al supermercato, gli sguardi della gente e anche la loro invadenza così fastidiosa per molte.
Pensavo a lui, a mio figlio, come un piccolo cuore da proteggere dentro di me. Contavo i giorni, le settimane, i mesi. Ho festeggiato quando il calendario annunciava 35 settimane: mi sentivo felice  di averlo condotto verso quel traguardo che sembrava impossibile, mi sentivo sollevata al pensiero che ce l’avremmo fatta.
Ho provato i dolori del parto, il travaglio, le contrazioni, l’allattamento. Dopo 37 settimane + 2 giorni sono diventata mamma.
Mentre siamo entrati in sala travaglio/parto ero felicissima all’idea di poter conoscere finalmente il nostro bambino. Ero felice e non vedevo l’ora. Non sentivo i dolori, non avevo paura …. Avevo solo fretta di vederlo nascere. Il viso di mio marito, agitato, emozionato ma pronto per la gioia più grande della nostra vita è stato molto incoraggiante.
Poi, lui, ha pianto. Ha pianto di una voce che io ho riconosciuto, una voce che era dentro di me da sempre, la sua voce, la voce che da sempre e per sempre io sapevo essere la sua.
Con un sacco di capelli dritti sulla testa, e gli stessi occhi giganti e intensi di adesso, mi ha guardata calmo, in silenzio, stretto nel suo lenzuolino bianco. Piccolo e minuscolo come un fiammiferino, grinzoso e roseo, e soprattutto calmo. Era già lui, il Federico di oggi, serafico e convinto, curioso, ironico, divertente e divertito. Mi guardava come se dicesse: dai, rilassati mamma, che sarà mai?

L’ho annusato, tenuto in braccio, ho dormito con lui accovacciato sulla mia pancia, e da allora mi sembra di essere un corpo unico, io e lui, così vicini che i nostri respiri si toccano.
Da quel momento mi sono sentita sollevata. Non ho sofferto di depressione post partum e mi sento molto fortunata, per questo.
Il solo fatto di essere viva insieme a lui, mi ha dato la forza necessaria per affrontare i primi mesi. Mi sono divertita. Ho anche pianto molto. Ho avuto paura di sbagliare. In certi momenti non sapevo cosa fare. Ho avuto tanto sonno, tanto da piangere di disperazione, alle volte, per tutta la stanchezza che sentivo.

Ma la vita, essere viva, avere lui vivo accanto a me… la vita era la forza che mi serviva per affrontare tutto, per risolvere i problemi, per trovare una soluzione.
Sono cresciuta. E’ passato un anno da allora. Ho riso molto e lavorato molto e costruito molto.
Ma devo essere sincera ho sviluppato una consapevolezza che io prima non avevo avuto, un pensiero che non avevo capito prima: che diventare madre non è automatico, non è scontato,  a volte non è neppure possibile. Credo che in me ci sia anche un bambino-non-nato.
Il mio bambino-non-nato è la paura, l’aver capito che diventare mamma è stata solo una fortuna, e che la mia gravidanza tutto sommato semplice non era che una piccola insignificante goccia nel mare del dolore di chi non ha avuto figli, non ha potuto averne, ne ha cercati senza trovarli.
Federico mi ha insegnato con forza l’amore per la vita, ma il  mio bambino-non-nato ha saputo insegnarmi il rispetto, la compassione, l’amore incondizionato per tutti coloro che non hanno potuto ricevere il dono di diventare genitori.
E’ cambiato tutto, da allora, per me. Capire di essere una privilegiata mi dà la responsabilità di fare il meglio possibile, di fare di più, di vivere la maternità come un dono che mi è stato fatto e che non era affatto scontato.
E in me oggi, ogni giorno, grazie a questo bambino-non-nato, c’è il pensiero per le madri che non sono ancora diventate madri, la speranza per la loro vita, il desiderio di condividere con loro la buona notizia che sembra non arrivare mai.
Oggi vivo con la speranza di sapere che questo dono è stato fatto anche a loro, e che presto arriverà un bambino nella loro vita, e che la vita le chiamerà a vivere, e che la storia finirà come devono finire tutte le storie: vissero per sempre felici e contenti. Per sempre felici e contenti.