16 novembre 2012

Il Venerdì del Libro - Nè qui nè altrove di Gianrico Carofiglio

Quanto è strano rivedere delle persone dopo oltre vent’anni? Quanto è strano rivedere degli amici dopo oltre vent’anni? È questo il pretesto che funge da filo conduttore del romanzo “Né qui né altrove”. La notte di tre vecchi amici passata tra ristorante e giro in macchina a raccontarsi il passato e il presente attraverso le strade di Bari che suscitano ricordi come se fossero un ipertesto denso di ricordi ed esperienze. Un po’ guida turistica, un po’ romanzo confessione, Gianrico Carofiglio esce dai soliti schemi che l’hanno reso famoso e ci mostra un affresco drammaticamente reale della vita di tutti i giorni di persone normali con debolezze, rancori e senso di inadeguatezza rispetto alla vita che vivono che non è quella che avrebbero voluto vivere.
Una imprevista e imprevedibile serata in compagnia di ex compagni di scuola, liceo e università, mette in moto una serie di ricordi. Episodi che riguardano i due che lo avevano coinvolto all'improvviso in un amarcord non del tutto gradito, Paolo, docente universitario negli Usa e ormai cittadino americano, e Giampiero, notaio figlio di notaio fiero di esibire ricchezza e prestigio, e ricordi di sé. Partendo dalle motivazioni che avevano portato tutti e tre ad iscriversi a giurisprudenza (ragioni ben diverse tra di loro), Carofiglio ripensa al suo essere studente, alla sua distratta passione per le librerie, allo choc nel sapere vittima di un attentato fascista la libreria Rinascita che quasi quotidianamente frequentava.
Tra un ricordo e l'altro intanto i tre consumano una cena memorabile, dopo di che escono per una passeggiata. Bari è la città in cui vive lo scrittore, che quindi vive quotidianamente, ma quella sera, quasi senza capirne il perché scopre lungo il percorso che fa con gli amici l'esistenza delle palme. Solo quando era bambino quella presenza africana lo stupiva, poi aveva smesso di vederle, erano come sparite, fino a quella sera: non sappiamo più guardare, vediamo ma non guardiamo ciò che ci circonda.
La mente allora inizia a ripercorre presente e passato, luoghi, persone, situazioni... Gli anni Settanta, gli Ottanta, Bari allora, Bari oggi. Gli incontri, gli amori, le esperienze.

Bari di notte, animatissima, anche troppo: lo stupore di Paolo, assente da oltre vent'anni, davanti alla sua città irriconoscibile. Le vie, i loro nomi, pensare un momento a quei personaggi famosi, scomparsi per l'abitudine di citarli, solo strade non più vite, azioni, glorie.
Oltre alle persone riemerge il ricordo del cane che per sedici anni era stato suo amico inseparabile, un personaggio importante della sua adolescenza e della sua giovinezza e uno strumento di esplorazione della città.
Pensieri che attraversano i tre compagni di passeggiata e di rievocazioni, Bari che si dipana nuova sotto gli occhi di Paolo, come riscoperta sotto quelli di Gianrico. Qualche leggenda metropolitana, qualche storia misteriosa e il gioco si fa più intimo e anche più denso di turbamenti e nostalgie. Di certo è Giampiero che sembra entrare meno in contatto con queste emozioni, forse troppo "arrivato", forse troppo "soddisfatto" per lasciarsi andare a scoperte e a inquietudini.
Imprevista l'ubriacatura di Paolo, e altrettanto inaspettata la rissa notturna con un passante. E le sgradevoli verità che vengono dette: niente di più triste di un ritorno, di un rivedersi, di un sentirsi dire in faccia cose vere su di sé a cui non si è abituati a pensare perché non piacciono. E poi la discesa dal piedestallo di uomo vincente di Giampiero, scoprire il dolore degli altri.
Un ultimo colloquio a due, Paolo e Gianrico di fronte, due uomini con rancori e affetti intrecciati, di certo non si sarebbero più rivisti o forse sì. 
Giustamente questo racconto di una notte, questo non romanzo, è stato apprezzato dai lettori. Ognuno può ritrovare in quell'incontro, in quei dialoghi, magari sotto altri cieli e con persone assolutamente diverse, lo stesso imbarazzo, le stesse improvvise confessioni, l'amarezza di non riconoscersi e quella di conoscersi troppo bene. Un libro insolito per Carofiglio, nel senso che si allontana dal solito filone ma che non può lasciare indifferenti grazie anche all'intensità della scrittura dell’autore.

4 commenti:

  1. In genere Carofiglio mi è piaciuto anche se non mi ha esaltato. Un buon consiglio il tuo...

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  2. Mai letto niente di Carofiglio, se non dei racconti inseriti nelle raccolte Crimini, che non me l'hanno mai fatto decollare.

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  3. Molto bella questa tua recensione! Di lui ho letto solo "Testimone inconsapevole", che ho trovato carino. Questo libro, da come ne parli, mi ispira.

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  4. Io non ho ancora affrontato letture di questo autore che, lo ammetto, a pelle non mi ha mai attirato molto. La tua bella recensione, però, mi ha incuriosita al punto giusto...

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